Appunti dell’incontro del 22 febbraio 2009
Oggi tutti gli educatori, genitori, insegnanti, catechisti, allenatori sportivi ecc. ecc., sono in crisi. Che caratteristiche dovrebbe l’educatore e quali modalità nel porsi?
Educare = tirare fuori
L’educazione è una relazione a due. La diversità tra l’educatore e l’educando sta nel ruolo che deve rimanere distinto e ben differenziato: figlio/studente e genitore/insegnante.
L’educazione implica inevitabilmente il riferimento normativo, le regole, gli obiettivi, le prescrizioni, i valori, le finalità. La dinamica sempre uguale l’educatore che richiama e l’educando che tende comunque a mantenere il suo spazio.
Alla domanda tipica di un genitore: “quando smetterà di dire no?” la risposta è MAI (in fase evolutiva sempre). Il problema è l’atteggiamento di alcuni educatori che per questa dinamica massacrante si ritirano, questa è la fine.
L’azione educativa ha lo scopo di educare all’autonomia e allo sviluppo della libertà. Si tratta di ricercare modalità autorevoli che sostituiscono quelle di tipo autoritario.
Molti comportamenti infantili, adolescenziali, giovanili sono da interpretare come comportamenti di esplorazione del limite. Esplorare il limite è normale, ma fino a dove posso arrivare (l’educando)? Occorre qualcuno che dica anche dove si può arrivare (l’educatore).
L’incertezza si supera attraverso poche ma stabili certezze.
L’incapacità di stabilire regole e limiti ostacola la formazione di quelle sicurezze di base che sono strumenti indispensabili per affrontare l’incertezza. Regole che diano sicurezza.
Bisogna trovare l’alternativa al padre Edipico autoritario e l’alternativa è il padre simbolo liberante. Il padre simbolo liberante e autorevole non impedisce e non priva l’altro della propria autorealizzazione, ma la facilita e la promuove. Dobbiamo avere una funzione di promozione dell’individualità in quanto educatori.
Promuovere l’individualità attraverso confini e regole non è un controsenso.
Binomio affettività e fermezza è un binomio vincente.
Servono educatori che sappiano accorgersi dell’altro (il nemico dell’educazione è l’indifferenza), di come sta, di cosa vuole dirci in quello strano modo e con quel suo strano comportamento. Perché nell’indifferenza non si può educare.
“Se un padre si trova di fronte ad un comportamento del figlio adolescente che non approva deve mostrare il suo disappunto, il suo dissenso ma deve anche aggiungere -ricordati tuttavia che qualsiasi cosa tu faccia, io ci sono sempre e ti voglio comunque bene -“ (Andreoli 2002).
E’ un problema di comunicazione separare ciò che si fa da ciò che si è (ti impedisco una certa esperienza, me ne assumo le responsabilità, ma ti amo comunque).
In tutto ciò vale molto anche il tono e il modo in cui si dicono certe cose, occorrerebbe avere un tono fermo, deciso e caldo.
Da una domanda: come abbinare l’autorità, la regola con una eventuale “punizione” se trasgredita.
La conseguenza di una certa azione (più che punizione) deve comunque nascere all’interno delle dinamiche familiari, di una quotidianità da cui scaturisce la regola, occorre concordare con un figlio una determinata conseguenza ad un comportamento condiviso ma disatteso. “Punizione” comunque piccola e proporzionata. Il ricatto non è una prassi educativa corretta. In adolescenza diventa tutto più difficile. Allora urge in questi casi un vero “contratto”.
“L’unica certezza che si ha e che non si può non educare, genitori ed insegnanti non possono sottrarsi a questa responsabilità né possono circoscriverla a pochi momenti istituzionali” (Ciucci Giuliani 2005).
“Essere autorevoli vuol dire essere persone con tale credibilità da indurre l’altro ad aprirsi, disponibili a spendere energia propria e a faticare per condividere stati d’animo, vuol dire essere capaci di dare un valido supporto per la crescita e la formazione” (C. Giuliani 2005)
Essere credibili per noi educatori oggi è difficilissimo, bisogna avere il coraggio di parlarne, significa testimoniare e avere il coraggio anche di cambiare se necessario.
AUTOREVOLEZZA
In questi anni confusioni di ruoli e di relazioni, mamme amiche, padri che delegano…..
“Un genitore è percepito guida autorevole quando gli vengono attribuite competenze oggettive e normative e quando, per la sua percepita ed accettata superiorità, interviene in modo costruttivo attraverso funzioni orientative e regolative” (Weber 1974)
“La guida autorevole è colui che merita rispetto perché viene riconosciuto tale dall’altro, non perché impone la sua autorità (esempio di un insegnante). Un genitore è autorevole se è superiore” (Franta 1988). Superiorità che gli viene riconosciuta dall’educando.
“Un genitore è autorevole se consente agli educandi di percepirsi autori o, meglio, protagonisti del proprio agire” (Weber 1974).
LO STILE EDUCATIVO
E’ definito come quell’insieme di atteggiamenti che il padre e la madre manifestano nei confronti dei figli e che, considerati globalmente, creano il clima emotivo nel quale i genitori attuano i propri comportamenti specifici, volti ad ottenere determinati risultati educativi.
Due importanti variabili definiscono lo stile educativo:
– controllo
– supporto
controllo = le richieste che i genitori fanno ai figli per integrarli nella famiglia e nella società, sollecitando comportamenti maturi, esercitando controllo e supervisione.
Supporto = le azioni finalizzate a favorire l’individualità, l’autoregolazione e l’individualità, l’autoregolazione e l’affermazione di sé attraverso espressioni di sostegno e calore (vicinanza affettiva) e disponibilità a soddisfare bisogni e richieste del figlio.
A secondo di come si miscelano le due variabili si ottengono degli stili educativi. Alcuni esempi di stili educativi-
4 stili educativi
1. STILE AUTORITARIO = alto controllo e basso supporto. Si da importanza all’ubbidienza, al rispetto delle regole, non si scende a compromessi e non si spiegano le regole, ricorrendo anche a metodi coercitivi.
2. STILE AUTOREVOLE = alto controllo e alto supporto. Volendo quantificare è lo stile migliore. I genitori autorevoli valorizzano l’indipendenza, giustificano le loro richieste e utilizzano metodi disciplinari non punitivi; valorizzano l’autonomia a fanno anche valere l’autorità rinforzando in modo coerente le regole e aspettandosi comportamenti maturi e responsabili.
3. STILE INDULGENTE PERMISSIVO = alto supporto basso controllo. Molto tollerante poche punizioni, ma c’è in genere ansia da parte del figlio. I genitori permissivi pretendono raramente dai figli comportamenti responsabili e spesso non esercitano su di loro né controllo né autorità.
4. STILE NEGLIGENTE = basso controllo basso supporto. I genitori negligenti sono quelli che per vari motivi non sono in grado di fornire ai figli una base sicura e quel punto di riferimento di cui hanno bisogno in tutto l’arco evolutivo.
(Maccoby e Martin 1983)
PERCEZIONE DA PARTE DEGLI ADOLESCENTI (da una ricerca)
– percepiscono minore controllo in coincidenza con la crescita (questo è dovuto alla incapacità di parlare in famiglia)
– percepiscono stili genitoriali diversi a seconda del sesso del figlio
– percepiscono la vicinanza del padre come minor disagio (rispetto al passato e questo è positivo)
– percepiscono differenze tra lo stile educativo dei padri e quello delle madri.
Ed ancora………….
Per essere dei bravi educatori dobbiamo imparare il linguaggio delle emozioni
“I contenuti passano, le emozioni rimangono per sempre, sedimentate nel profondo della nostra anima, e ci distinguono, e parlano di noi” (Crepet 2003).
Parlare di emozioni significa non cosa hai fatto ma come sei stato, significa non cosa ho fatto ma come sono stato.
Domande sempre aperte e non chiuse e poi raccontare di sé (messaggi in prima persona).
“L’autorevolezza non è un bene che si può acquistare al supermercato e nemmeno una quantità che si ottenga automaticamente generando un figlio. E’ uno status che affonda la propria costruzione nell’intera vita di una persona. E’ una caratteristica che si conquista, è uno stile di rapportarsi, è presenza anche se non si è lì fisicamente in quel momento” (Andreoli 2004).
L’indifferenza è sospensione di luoghi, radici, identità. Indifferenza è vuoto di relazioni, assenze sensoriale, totale privazione.
E comunque non avere impazienza educativa
grazie Polly,
per i tuoi meravigliosi appunti.
Scusate la mia ignoranza, ma non trovo la fonte e mi servirebbe sapere se sono dei semplici appunti di qualche studente oppure se sono magari appunti di uno psicologo, piuttosto che pedagogo oppure qualcuno che si intende di queste cose. Grazie 😀
Non trovi niente perché Sono appunti miei, in qualità di ‘studente’ possiamo dire.
Sono appunti di un corso per genitori di figli adolescenti.
Le citazioni tra virgolette sono apunto citazioni fatte al corso e fra parentesi c’e scritto l’autore
Per il resto ripeto sono i MIEI appunti di mamma/studentessa direi anche ripetente visto che non è stato il primo che ho seguito né l’ultimo.
Il corso era promosso dalla mia parrocchia per le famiglie e lo psicologo di riferimento è ciucci giuliani del sito psicolegis
Fai clic per accedere a CVciuccigiuliani.pdf
E comunque patti sotto la foto è chiaramento scritto
Appunti dell’incontro del 22 febbraio 2009
Grazie per la risposta, comunque siccome sono anche io una studentessa volevo essere sicura e avere una certezza in più sulla fonte. Grazie ancora!